venerdì 4 settembre 2009

Viaggio in Islanda – 00. L’organizzazione

L’Islanda era un sogno nel cassetto già da alcuni anni, più volte accarezzato, valutato e invariabilmente accantonato per i prezzi troppo elevati, al punto che alla fine di giugno, quando dopo qualche preoccupazione finalmente gli esiti dei controlli mi hanno dato via libera fino a settembre, non l’avevo nemmeno presa in considerazione.
A luglio ho avuto pochissimo lavoro e molto tempo libero da dedicare alla pianificazione delle vacanze, così ho iniziato a identificare qualche possibile destinazione. Stavo analizzando la Scozia, avevo trovato alcune interessanti proposte di itinerari naturalistici e cominciavo a fare qualche conticino per capire quanto sarebbe potuta venire a costare una vacanza fly & drive, quando Renato ha rilanciato l’idea dell’Islanda. “È sempre la solita storia,” – gli ho risposto – “costa troppo”. Ma lui ha insistito: “Prova a dare un’occhiata”.
Più che altro per accontentarlo, ma senza crederci molto, ho cercato in rete i siti dei tour operators che propongono viaggi in Islanda: ne ho trovati sei e, sorprendentemente, i prezzi, sebbene impegnativi, sembravano decisamente più abbordabili rispetto agli anni scorsi. Una breve indagine su Internet ha svelato il mistero: la moneta islandese ha pagato un tributo pesante alla crisi economica e finanziaria, con una forte svalutazione rispetto all’Euro. Buon per noi.

Ho iniziato a creare una tabella per confrontare le soluzioni che mi parevano più interessanti e ho mandato qualche mail ai relativi tour operators, indicando il periodo disponibile e il tipo di viaggio, un giro dell’isola con auto a noleggio della durata di 10-15 giorni, citando le proposte dei cataloghi che più si avvicinavano alla mia idea e specificando che per me era importante avere il volo diretto o comunque una durata complessiva del viaggio ridotta, per evitare di passare troppo tempo tra aerei ed aeroporti con il rischio di ritrovarmi la gamba destra gonfia come un pallone.
La prima risposta è stata scoraggiante: proprio l’organizzazione il cui sito web mi aveva colpito più favorevolmente si è dimostrata quantomeno superficiale nella valutazione della mia richiesta e mi ha proposto una settimana a Reykjavík con partenza tre giorni prima dell’inizio delle ferie di Renato. Tutta un’altra cosa rispetto a quello che avevo chiesto. Ho soffocato l’istinto di mandare una rispostaccia e ho gentilmente evidenziato che cercavo qualcosa di diverso e che dovevamo tassativamente restare entro le date che avevo indicato.
Nel frattempo mi è arrivata risposta da un altro tour operator, che proponeva il volo di andata da Linate via Londra e il ritorno diretto su Malpensa. Già meglio, anche se piuttosto scomodo: bisognava lasciare l’auto a Malpensa e prendere lo shuttle per Linate e il prezzo era comunque abbastanza impegnativo, nonostante le sistemazioni in hotel piuttosto spartani.
Un terzo tour operator mi ha proposto il volo da Venezia con scali a Copenhagen, ma la durata complessiva del viaggio diventava di otto ore all’andata e addirittura di ventidue ore al ritorno, con un pernottamento a Copenhagen che poteva anche essere interessante se non ci fossimo già stati qualche anno fa.

Insomma, non ero molto convinta, ma avevo un intero weekend a disposizione per analizzare la situazione.
Per prima cosa ho verificato il volo: c’erano diverse possibilità di voli con scalo (seconda tabella), ma tutte prevedevano tempi complessivi di viaggio abbastanza lunghi e temevo che le ore in aereo e/o in aeroporto sarebbero state troppo pesanti per la mia gamba. Un’occhiata ai siti delle compagnie aeree che propongono voli diretti dall’Italia a Reykjavík mi ha rivelato che i voli di agosto da Milano erano al completo, ma da Bologna c’erano ancora alcuni posti.
Mmmh… vuoi vedere che si può fare?
Verifichiamo il resto.
Ho elaborato i preventivi per il noleggio auto dai siti delle principali compagnie, ma anche da quelli delle piccole agenzie locali trovate sul sito dell’ente per il turismo islandese: in tutti i casi erano più convenienti di quelli proposti dai tour operators. Terza tabella.

Interessante. Andiamo avanti.
Ho costruito un itinerario di massima, pescando idee dai cataloghi e dai resoconti di viaggio trovati in rete: quarta tabella.
Poi ho cercato le possibili sistemazioni nelle località in cui era previsto il pernottamento: anche qui, i prezzi sembravano più convenienti rispetto a quelli indicati nei cataloghi e sono finiti nella quinta tabella.
Per avere un preventivo affidabile, ho confrontato anche i prezzi dei parcheggi in prossimità dell’aeroporto di Bologna: sesta tabella.
Alla fine ho sommato tutto (settima tabella) e sembrava proprio che questo viaggio si potesse fare, con un costo di oltre 1.000 euro in meno rispetto alle offerte dei tour operators. Bisognava decidere se buttarsi nell’avventura dell’organizzazione fai-da-te.
Una consultazione con Renato, un po’ di conti sulle spese da sostenere in loco, che andavano aggiunte al preventivo di massima che avevo calcolato, e poi la decisione: si va.

Mi sono armata di carta di credito e ho prenotato prima di tutto il volo, che sembrava essere l’aspetto più critico perché c’erano ancora pochi posti disponibili. Il passo successivo era stabilire l’itinerario definitivo, perché in base a quello avrei dovuto scegliere le sistemazioni per la notte. Quasi tutti i viaggi organizzati prevedevano la sosta a Reykjavík negli ultimi giorni del viaggio, ma per quanto cercassi di incastrare gli orari (altre tre tabelle per esaminare diverse possibili soluzioni), questa soluzione mi avrebbe costretto a noleggiare l’auto per un giorno in più, considerando gli orari di arrivo e partenza dei voli. Alla fine, ho deciso di iniziare con la visita della capitale e poi proseguire il giro dell’isola in senso antiorario. In questo modo il noleggio si poteva ridurre a 12 giorni, ritirando l’auto a Reykjavík per restituirla poi all’aeroporto.

Le zone raggiungibili solo con auto 4x4 erano escluse, sia perché il costo del noleggio auto sarebbe stato proibitivo, sia perché non è sufficiente avere un veicolo a trazione integrale per affrontare piste e guadi, bisogna anche saperlo guidare e non è il nostro caso. Il mio itinerario quindi seguiva sostanzialmente la Hringvegur, la strada principale che fa il giro dell'isola, con qualche deviazione verso le destinazioni di maggiore interesse turistico.
Eliminata l'opzione del 4x4, la scelta dell'auto era semplice: la più economica possibile. Essendo in due, non avremmo avuto bisogno di molto spazio e un'utilitaria sarebbe stata sufficiente, preferibilmente la Yaris, dato che siamo già abituati a guidarla.
Ho ricontrollato le tariffe dei noleggi, inserendo anche tutti gli optional (secondo guidatore, restituzione dell’auto in aeroporto, assicurazione supplementare), e ho scoperto che le piccole compagnie locali non erano poi così economiche rispetto ai colossi internazionali dell’autonoleggio, anzi, alla fine la più conveniente si è rivelata proprio la Hertz, grazie anche ad una tariffa speciale che mi è stata applicata per aver prenotato partendo dal link sul forum degli amici di MondoOTdisneyland.
Secondo salasso alla carta di credito…


Ormai l’ingranaggio era avviato: ho passato i giorni 11 e 12 luglio a spulciare siti relativi ad alberghi, guesthouse e bed & breakfast, esaminando soprattutto i commenti dei clienti e le fotografie e confrontando i prezzi: sono partita da una lista di 135 possibili sistemazioni fino ad arrivare all’elenco finale di 9 alberghi di buon livello, a tre o quattro stelle (altra tabella…), per ognuno dei quali ho cercato in rete la tariffa più conveniente. A questo punto erano le quattro del mattino, la prima carta di credito era esaurita e per prenotare gli hotel ho dovuto iniziare ad usare la seconda.
Il giorno dopo ho fatto le ultime due prenotazioni, il parcheggio a Bologna e il bus navetta dall’aeroporto di Keflavík all’hotel di Reykjavík, poi finalmente ho tirato le somme: il totale era di oltre 1.200 euro inferiore alla migliore offerta dei tour operators, ma avevo scelto quasi tutti hotel di categoria superiore rispetto a quelli proposti dai cataloghi. Mi sono data metaforicamente una pacca sulla spalla, congratulandomi con me stessa.


Quel giorno è arrivata anche una nuova offerta del primo tour operator che avevo contattato: questa volta mi proponevano esattamente ciò che avevo chiesto all’inizio, anche se con un costo superiore rispetto al mio totale fai-da-te, e con una certa maligna soddisfazione ho potuto rispondere che ormai mi ero arrangiata da sola. Ho mandato una risposta simile anche alle altre offerte, ma più gentile e ringraziando per l’attenzione ed il tempo che mi avevano dedicato.
Ma la preparazione era ancora ben lontana dall’essere completa…

L’itinerario che avevo preparato doveva essere dettagliato con le cose da fare e da vedere in ciascuna località: avevo bisogno di una guida. E quando si dice guida per un viaggio, si dice Lonely Planet. Avevo già una piccola lista di libri da acquistare su IBS, ho aggiunto la guida e alcuni tascabili da portare in viaggio, approfittando anche di alcuni sconti interessanti e della spedizione gratuita, e ho trasmesso l’ordine.

Appena è arrivata la guida ho iniziato a compilare l’ennesima tabella (decima? undicesima? mah…), riportando per ogni giornata le destinazioni e le attività, esaminando anche i siti delle località, dei musei e degli organizzatori di escursioni per capire cosa valesse la pena fare e quanto tempo sarebbe stato necessario. E già che c’ero ho creato anche una lista dei locali che mi sembravano più interessanti per assaggiare la cucina locale.

Navigando in rete, mi sono imbattuta in una proposta di escursione davvero stuzzicante: immersioni nella fenditura di Silfra, sul Þingvallavatn, un lago glaciale limpidissimo, con una visibilità che nelle giornate migliori può arrivare fino a 100 metri. Le recensioni di chi aveva provato questa esperienza erano entusiastiche, ma avevo qualche dubbio legato soprattutto alla mia scarsa condizione fisica, al fatto che non avevamo l’addestramento per utilizzare le mute stagne e, non ultimo, al costo piuttosto elevato.
Una mail agli organizzatori mi ha confermato che era possibile effettuare le immersioni anche per chi non aveva mai utilizzato la muta stagna, ci avrebbero spiegato loro come comportarci. Ancora qualche tentennamento, ma alla fine ci siamo detti che è una di quelle occasioni che capitano una volta nella vita e non si può lasciarsela sfuggire. Prenotato!


Ho prenotato in anticipo anche alcune cose che ci tenevo a fare Reykjavík e per le quali il numero di posti disponibili era limitato: l’escursione di whale watching e le cene al Sjávarkjallarinn, da molti giudicato il migliore ristorante d’Islanda, e al Vox, un altro ristorante rinomato che si trovava proprio all’interno del nostro hotel. Entrambi i ristoranti pubblicano sul proprio sito Internet il menu con i prezzi, sicuramente impegnativi, ma assolutamente confrontabili con quelli di una buona cena di pesce in Italia: trattiamoci bene!

Ci serviva qualche riferimento per muoverci in auto: abbiamo scoperto che non esistono le mappe dell’Islanda per i navigatori satellitari, quindi ci siamo affidati alla buona vecchia cartina stradale (che tutto sommato a me continua a piacere), ordinata sempre via Internet dalla libreria VEL di Sondrio, specializzata in pubblicazioni per viaggiatori, che me l’ha fatta arrivare a casa in due giorni con spese di consegna molto contenute.


Nel frattempo ho verificato quali sono le condizioni meteorologiche e le temperature medie che ci si possono aspettare in agosto nelle diverse zone dell’Islanda e in base a quello ho iniziato a compilare la lista delle cose da mettere nel bagaglio, consultando anche la mia dottoressa per avere qualche suggerimento per una piccola farmacia da viaggio che ci consentisse di affrontare i malanni più comuni, tenendo comunque presente che in Islanda avremmo potuto senz’altro trovare un medico e/o una farmacia in caso di necessità.

A questo punto immagino che anche chi non mi conosce di persona abbia capito che ho la mania della programmazione…
Sono convinta che un buon programma non sia un vincolo, ma che anzi dia la massima libertà, permettendo di godersi la vacanza senza rischiare di trascurare qualcosa che vale la pena di vedere o di arrivare nell’orario sbagliato o di perdere ore a cercare un posto per la notte. L’importante è non diventare schiavi della tabella di marcia, ma al contrario sfruttarla come strumento flessibile, come una rete di sicurezza in cui però non bisogna impigliarsi, mettendo in conto fin dall’inizio che ci sarà sicuramente qualche modifica, ma che potrà essere gestita in tutta tranquillità avendo già un’idea dei luoghi, delle attività e dei tempi.
Infatti le modifiche sono iniziate ancora prima di partire, preparando i bagagli: ho tirato fuori tutto quello che avevo pensato di portare e ovviamente ho scoperto che era troppa roba, quindi ho iniziato a togliere, cambiare e risistemare, fino ad arrivare ad una valigia del peso di 20,1kg, a cui potevo ragionevolmente pensare di far passare il check-in senza supplementi di tariffa: le cose che alla fine sono entrate in valigia non corrispondevano esattamente all’elenco che avevo preparato, ma ero comunque abbastanza sicura di avere tutto quello che mi sarebbe potuto servire.


Avendo organizzato tutto via Internet e con il supporto delle mie preziose tabelle Excel, mi disturbava un po’ l’idea di dover fare una certa quantità di stampe per avere i riferimenti necessari (prenotazioni, itinerari, indirizzi…), ma Renato mi è venuto incontro con uno dei suoi attacchi di “regalite”: mettendo in pratica un’idea che gli frullava in testa già da qualche mese, mi ha regalato un netbook, un minicomputer poco più grande di un libro con il quale avrei potuto facilmente portarmi dietro tutto il mio archivio di viaggio e accedere a Internet anche dall’Islanda, sfruttando le connessioni gratuite della maggior parte degli alberghi per prenotare ulteriori escursioni, tenere sotto controllo i movimenti delle carte di credito (la sua era stata clonata poche settimane prima, quindi era molto sensibile all’argomento!) e mandare SMS gratuiti alle nostre mamme, evitando i costi delle chiamate internazionali.


Gli ultimi giorni prima della partenza mi sono dedicata alla casa: ci tenevo a lasciare tutto pulito e in ordine… soprattutto per evitare di trovarmi troppe cose da fare al ritorno!
Come al solito ho dovuto lavorare a rate, non riesco a fare più di due o tre attività pesanti nella stessa giornata, ad esempio se pulisco i bagni non ce la faccio a passare anche l’aspirapolvere, ma un po’ per volta, anche con l’aiuto di Renato, ho spuntato l’elenco delle cose da fare fino a svuotarlo.


Ho scoperto che partire di lunedì pomeriggio è un’ottima cosa, perché non solo si evita il traffico da bollino nero, ma si ha anche la possibilità di dedicare il weekend ai preparativi e di utilizzare il lunedì mattina per andare a comperare le cose che inevitabilmente si scoprono mancanti proprio all’ultimo momento (nel caso specifico il dentifricio).
Finalmente, dopo tanto lavoro preliminare e innumerevoli tabelle, lunedì 9 agosto dopo pranzo eravamo pronti a partire!

2 commenti:

  1. Mia cara, nemmeno il caro Cicerone era così prolisso nello scrivere, sebbene i periodi tendenti all'elefantiasi. Mentre leggevo il tuo post credo di essere notevolmente invecchiato; soprattutto perchè l'argomento trattato è eccessivamente noioso senonchè inutile.
    Non me ne volere, ma Oscar Wilde diceva che "la semplicità è la fine della complessità", e sì, aveva proprio ragione.

    Un saluto,
    Federico

    RispondiElimina
  2. Personalmente ho trovato la tue descrizioni molto dettagliate, così come si conviene se si vuole essere d'aiuto a chi come me sta cercando di organizzare la vacanza in Islanda.
    Grazie 1000 e un caro saluto.
    Raffaele

    RispondiElimina